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VITTORIA. Ne vagliono più di trenta.
DON MARZIO. Eh! trenta fichi! Siete d accordo anche
voi.
Letteratura italiana Einaudi 34
Carlo Goldoni - La bottega del caffè
VITTORIA. Teneteli fin a domani, ch io troverò i dieci
zecchini.
DON MARZIO. Fin a domani? Oh non mi corbellate.
Voglio andare a farli vedere da tutti i gioiellieri di Ve-
nezia.
VITTORIA. Almeno non dite che sono miei, per la mia
riputazione.
DON MARZIO. Che importa a me della vostra riputazio-
ne! Chi non vuol che si sappia, non faccia pegni. (par-
te)
SCENA DICIANNOVESIMA
Vittoria e Trappola.
VITTORIA. Che uomo indiscreto, incivile! Trappola,
dov è il vostro padrone?
TRAPPOLA. Non lo so; vengo ora a bottega.
VITTORIA. Mio marito dunque ha giuocato tutta la not-
te?
TRAPPOLA. Dove l ho lasciato iersera, l ho ritrovato
questa mattina.
VITTORIA. Maledettissimo vizio! E ha perso cento e
trenta zecchini?
TRAPPOLA. Così dicono.
VITTORIA. Indegnissimo gioco! E ora se ne sta con una
forestiera in divertimenti?
TRAPPOLA. Signora sì, sarà con lei. L ho veduto varie
volte girarle d intorno; sarà andato in casa.
VITTORIA. Mi dicono che questa forestiera sia arrivata
poco fa.
TRAPPOLA. No signora; sarà un mese che la c è.
VITTORIA. Non è una pellegrina?
Letteratura italiana Einaudi 35
Carlo Goldoni - La bottega del caffè
TRAPPOLA. Oibò pellegrina; ha sbagliato perché finisce
in ina ; è una ballerina.
VITTORIA. E sta qui alla locanda!
TRAPPOLA. Signora no, sta qui in questa casa. (accen-
nando la casa)
VITTORIA. Qui? Se mi ha detto il signor Don Marzio,
ch egli ritrovasi in quella locanda con una pellegrina.
TRAPPOLA. Buono! Anche una pellegrina?
VITTORIA. Oltre la pellegrina vi è anche la ballerina?
Una di qua, e una di là?
TRAPPOLA. Sì, signora; farà per navigar col vento sem-
pre in poppa. Orza, e poggia, secondo soffia la tra-
montana, o lo scirocco.
VITTORIA. E sempre ha da far questa vita? Un uomo di
quella sorta, di spirito, di talento, ha da perdere così
miseramente il suo tempo, sacrificare le sue sostanze,
rovinar la sua casa? Ed io l ho da soffrire? Ed io mi
ho da lasciar maltrattare senza risentirmi? Eh voglio
esser buona, ma non balorda; non voglio che il mio
tacere faciliti la sua mala condotta. Parlerò, dirò le
mie ragioni; e se le parole non bastano, ricorrerò alla
giustizia.
TRAPPOLA. È vero, è vero. Eccolo, che viene dalla lo-
canda.
VITTORIA. Caro amico, lasciatemi sola.
TRAPPOLA. Si serva pure, come più le piace. (entra
nell interno della bottega)
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Carlo Goldoni - La bottega del caffè
SCENA VENTESIMA
Vittoria, poi Eugenio dalla locanda.
VITTORIA. Voglio accrescere la di lui sorpresa col ma-
scherarmi. (si maschera)
EUGENIO. Io non so quel ch io m abbia a dire; questa
nega, e quei tien sodo. Don Marzio so che è una mala
lingua. A queste donne che viaggiano non è da crede-
re. Mascheretta? A buon ora! Siete mutola? Volete
caffè? Volete niente? Comandate.
VITTORIA. Non ho bisogno di caffè, ma di pane. (si
smaschera)
EUGENIO. Come! Che cosa fate voi qui?
VITTORIA. Eccomi qui strascinata dalla disperazione.
EUGENIO. Che novità è questa? A quest ora in masche-
ra?
VITTORIA. Cosa dite eh? Che bel divertimento! A que-
st ora in maschera.
EUGENIO. Andate subito a casa vostra!
VITTORIA. Anderò a casa, e voi resterete al divertimen-
to.
EUGENIO. Voi andate a casa, ed io resterò dove mi pia-
cerà di restare.
VITTORIA. Bella vita, signor consorte!
EUGENIO. Meno ciarle, signora: vada a casa, che farà
meglio.
VITTORIA. Sì, anderò a casa; ma anderò a casa mia, non
a casa vostra.
EUGENIO. Dove intendereste d andare?
VITTORIA. Da mio padre; il quale, nauseato dei mali
trattamenti che voi mi fate, saprà farsi render ragione
del vostro procedere e della mia dote.
EUGENIO. Brava, signora, brava. Questo è il gran bene
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Carlo Goldoni - La bottega del caffè
che mi volete; questa è la premura che avete di me e
della mia riputazione.
VITTORIA. Ho sempre sentito dire che crudeltà consu-
ma amore. Ho tanto sofferto, ho tanto pianto, ma ora
non posso più.
EUGENIO. Finalmente, che cosa vi ho fatto?
VITTORIA. Tutta la notte al giuoco!
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