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dimmi, che hai tu fatto, 75
cieco avaro disfatto?
Rispondimi, se puoi, altro che «Nulla».
Maladetta tua culla,
che lusingò cotanti sonni invano;
maladetto lo tuo perduto pane, 80
che non si perde al cane:
ché da sera e da mane
hai raunato e stretto ad ambo mano
ciò che sì tosto si rifà lontano.
Come con dismisura si rauna, 85
così con dismisura si distringe:
questo è quello che pinge
molti in servaggio; e s alcun si difende,
non è sanza gran briga.
Morte, che fai? che fai, fera Fortuna, 90
che non solvete quel che non si spende?
se l fate, a cui si rende?
Non so, poscia che tal cerchio ne cinge
Letteratura italiana Einaudi 63
Dante Alighieri - Rime
che di là su ne riga.
Colpa è de la ragion che nol gastiga. 95
Se vol dire «I son presa»,
ah com poca difesa
mostra segnore a cui servo sormonta.
Qui si raddoppia l onta,
se ben si guarda là dov io addito, 100
falsi animali, a voi ed altrui crudi,
che vedete gir nudi
per colli e per paludi
omini innanzi cui vizio è fuggito,
e voi tenete vil fango vestito. 105
Fassi dinanzi da l avaro volto
vertù, che i suoi nimici a pace invita,
con matera pulita,
per allettarlo a sé; ma poco vale,
ché sempre fugge l esca. 110
Poi che girato l ha chiamando molto,
gitta l pasto ver lui, tanto glien cale;
ma quei non v apre l ale:
e se pur vene quand ell è partita,
tanto par che li ncresca 115
come ciò possa dar, sì che non esca
dal benefizio loda.
I vo che ciascun m oda:
chi con tardare e chi con vana vista,
chi con sembianza trista, 120
volge il donare in vender tanto caro
quanto sa sol chi tal compera paga.
Volete udir se piaga?
Tanto chi prende smaga
che l negar poscia non li pare amaro. 125
Così altrui e sé concia l avaro.
Disvelato v ho, donne, in alcun membro
la viltà de la gente che vi mira,
Letteratura italiana Einaudi 64
Dante Alighieri - Rime
perché l aggiate in ira;
ma troppo è più ancor quel che s asconde 130
perché a dicerne è lado.
In ciascun è di ciascun vizio assembro,
per che amistà nel mondo si confonde:
ché l amorose fronde
di radice di ben altro ben tira, 135
poi sol simile è in grado.
Vedete come conchiudendo vado:
che non dee creder quella
cui par bene esser bella,
esser amata da questi cotali; 140
che se beltà tra i mali
volemo annumerar, creder si pòne,
chiamando amore appetito di fera.
Oh cotal donna pera
che sua biltà dischiera 145
da natural bontà per tal cagione,
e crede amor fuor d orto di ragione.
Canzone, presso di qui è una donna
ch è del nostro paese;
bella, saggia e cortese 150
la chiaman tutti, e neun se n accorge
quando suo nome porge,
Bianca, Giovanna, Contessa chiamando:
a costei te ne va chiusa ed onesta;
prima con lei t arresta, 155
prima a lei manifesta
quel che tu se e quel ch io ti mando;
poi seguirai secondo suo comando.
Letteratura italiana Einaudi 65
Dante Alighieri - Rime
50
Cino da Pistoia a Dante.
Dante, quando per caso s abbandona
lo disio amoroso de la speme
che nascer fanno gli occhi del bel seme
di quel piacer che dentro si ragiona, 4
i dico, poi se morte le perdona
e Amore tienla più de le due estreme,
che l alma sola, la qual più non teme,
si può ben trasformar d altra persona. 8
E ciò mi fa dir quella ch è maestra
di tutte cose, per quel ch i sent anco
entrato, lasso, per la mia finestra. 11
Ma prima che m uccida il nero e il bianco,
da te, che sei stato dentro ed extra,
vorre saper se l mi creder è manco. 14
50 a
Dante a Cino.
Io sono stato con Amore insieme
da la circulazion del sol mia nona,
e so com egli affrena e come sprona,
e come sotto lui si ride e geme. 4
Chi ragione o virtù contra gli sprieme,
fa come que che n la tempesta sona,
Letteratura italiana Einaudi 66
Dante Alighieri - Rime
credendo far colà dove si tona
esser le guerre de vapori sceme. 8
Però nel cerchio de la sua palestra
liber arbitrio già mai non fu franco,
sì che consiglio invan vi si balestra. 11
Ben può con nuovi spron punger lo fianco,
e qual che sia l piacer ch ora n addestra,
seguitar si convien, se l altro è stanco. 14
51
Cino da Pistoia al marchese Moroello Malaspina.
Cercando di trovar minera in oro
di quel valor cui gentilezza inchina,
punto m ha l cor, marchese, mala spina,
in guisa che, versando il sangue, i moro. 4
E più per quel ched i non trovo ploro
che per la vita natural che fina:
cotal pianeta, lasso, mi destina
che dov io perdo volentier dimoro. 8
E più le pene mie vi farie conte,
se non ched i non vo che troppa gioia
vo concepiate di ciò che m è noia. 11
Ben poria il mio segnor, anzi ch io moia,
far convertir in oro duro monte,
c ha fatto già di marmo nascer fonte. 14
Letteratura italiana Einaudi 67
Dante Alighieri - Rime
51a
Dante a Cino.
Degno fa voi trovare ogni tesoro
la voce vostra sì dolce e latina,
ma volgibile cor ven disvicina,
ove stecco d Amor mai non fe foro. 4
Io, che trafitto sono in ogni poro
del prun che con sospir si medicina,
pur trovo la minera in cui s affina
quella virtù per cui mi discoloro. 8
Non è colpa del sol se l orba fronte
nol vede quando scende e quando poia,
ma de la condizion malvagia e croia. 11
S i vi vedesse uscir de gli occhi ploia
per prova fare a le parole conte,
non mi porreste di sospetto in ponte. 14
52
Dante a Cino.
Io mi credea del tutto esser partito
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