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il fuggevole tempo, né di te si cura; e a ragione e merita-
mente così ti doveva avvenire, e a te e a qualunque altra
li legittimi amori pospone alli libidinosi. Il tuo marito,
più debito ad offenderti che ad altro, s ingegna di
confortarti, e colui che ti doveria confortare, non cura
d offenderti.
Ohimè! or non era egli bello come Panfilo? Certo sì.
Le sue virtù, la sua nobiltà e qualunque altra cosa non
avanzavano molto quelle di Panfilo? Or chi ne dubita?
Dunque perché lui per altrui abandonasti? Qual cecità,
quale traccutanza, quale peccato, quale iniquità vi ti
condusse? Ohimè! che io medesima nol conosco. Sola-
mente le cose liberamente possedute sogliono essere re-
putate vili, quantunque elle sieno molto care; e quelle
che con malagevolezza s hanno, ancora che vilissime sie-
no, sono carissime reputate. La troppa copia del mio
marito, a me da dovere essere cara, m ingannò, e io, for-
se potente a resistere, quello che io non feci miseramen-
te piango; anzi senza forse era potente, se io voluto aves-
si, pensando a quello che gl iddii e dormendo e
vigilando m aveano mostrato la notte, e la mattina pre-
cedente alla mia ruina.
Ma ora che da amare, per ch io voglia, non mi posso
partire, conosco qual fosse la serpe che me sotto il sini-
stro lato trafisse, e piena si partì del mio sangue; e simil-
mente veggo quello che la corona caduta del tristo capo
volle significare: ma tardi mi giugne questo avvedimen-
to. Gl iddii forse a purgare alcuna ira contra me con-
creata, pentuti de dimostrati segni, di quelli mi tolsero
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Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
la conoscenza, non potendo indietro tornarli, altresì co-
me Apollo all amata Cassandra, dopo la data divinità
tolse l essere creduta: laond io, in miseria costituta non
senza ragionevole colore, consumo la mia vita.
E così dolendomi e voltandomi e rivoltandomi per lo
letto, quasi tutta la notte passai senza potere alcuno son-
no pigliare, il quale, se forse pure entrava nel tristo pet-
to, sì debole in quello dimorava, che ogni piccolo muta-
mento l avrebbe rotto; e come che egli ancora fievole
fosse, senza fiere battaglie nelle sue dimostrazioni alla
mia mente non dimorava con meco. E questo non sola-
mente quella notte, della quale di sopra parlo, m avven-
ne, ma prima molte volte, e poi quasi continuamente
m è avvenuto; per che iguale tempesta, vegghiando e
dormendo, sente e ha sentito l anima tuttavia.
Non tolsero le notturne querele luogo alle diurne, an-
zi, quasi come del dolermi scusata, per le bugie dette al
mio marito, quasi da quella notte innanzi non mi sono
ridottata di piagnere e di dolermi in publico molte volte.
Ma pure venuta la mattina la fida nutrice, alla quale
niuna parte de danni miei era nascosa, però che essa era
stata la prima che nel mio viso aveva gli amorosi stimoli
conosciuti e ancora in esso aveva i casi futuri imaginati,
veggendomi quando detto mi fu Panfilo avere altra don-
na, di me dubitando e istantissima a miei beni, come
prima il mio marito della camera uscì, così v entrò; e me
veggendo per l angoscie della notte preterita quasi semi-
viva ancora giacere, con parole diverse si cominciò ad
ingegnare di mitigare li furiosi mali, e in braccio recata-
misi, con la tremante mano m asciugava il tristo viso,
movendo ad ora ad ora cotali parole:
«Giovine, oltremodo m affliggono li tuoi mali, e più
m affliggerebbero, se davanti non te ne avessi fatta avve-
dere; ma tu, più volonterosa che savia, lasciando li miei
consigli, seguisti li tuoi piaceri, onde al fine debito a co-
tali falli con dolente viso ti veggo venuta. Ma però che
Letteratura italiana Einaudi 123
Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
sempre, solo che altri voglia, mentre si vive si può cia-
scuno da malvagio camino dipartire e al buono ritorna-
re, mi sarebbe caro che tu omai gli occhi alla tua mente
dalle tenebre di questo iniquo tiranno occupati svelassi,
e loro della verità rendessi la luce chiara. Chi egli sia, as-
sai li brievi diletti e li lunghi affanni che per lui hai soste-
nuti e sostieni ti possono fare manifesto. Tu, sì come
giovine, più la volontà seguitante che la ragione, amasti,
e amando, quel fine che da amore si può disiare, pren-
desti; e, come già è detto, brieve diletto essere il cono-
scesti, né più avanti che quello che avuto n hai, mai ave-
re né disiare se ne puote. E se egli pure avvenisse che l
tuo Panfilo nelle tue braccia tornasse, non altramente
che l usato diletto ne sentiresti.
Li ferventi disiderii sogliono essere nelle cose nuove,
nelle quali molte volte sperandosi che quello bene sia
nascoso, il quale forse non v è, fanno con noia sostenere
il fervente disio, ma le conosciute più temperatamente si
sogliono disiderare; ma tu troppo nel disordinato appe-
tito trascorsa e tutta dispostati al perire, fai il contrario.
Sogliono le discrete persone, trovandosi ne faticosi luo-
ghi e pieni di dubbii tirarsi indietro, volendo anzi avere
la fatica, la quale infino al luogo hanno spesa dove già
pervenuti s avveggono, perduta, e ritornare sicuri, che,
più avanti andando, mettersi a rischio di guadagnare la
morte. Segui adunque tu, mentre che tu puoi, cotale es-
semplo, e più ora temperata che tu non suoli, metti la ra-
gione innanzi alla volontà, e te medesima saviamente ca-
va de pericoli e dell angoscie, nelle quali mattamente ti
se lasciata trascorrere. La fortuna a te benivola, se con
sano occhio riguarderai, non t ha richiusa la via di die-
tro, né occupata sì che, bene discernendo ancora le tue
pedate, non possi per quelle tornare là onde tu ti move-
sti, ed essere quella Fiammetta che tu ti solevi. La tua fa-
ma è intera, né da alcuna cosa da te stata fatta è nelle
menti delle genti commaculata, la quale essendo corrot-
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Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
ta, a molte giovini fu già cagione di cadere nell infima
parte de mali. Non volere più procedere, acciò che tu
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